Ragionevolezza

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Capitolo secondo | SECONDA PREMESSA: RAGIONEVOLEZZA

La prima premessa necessità di realismo ha visto prevalere l’oggetto: il metodo infatti con cui si affronta qualcosa è determinato dall’oggetto e non immaginato a capriccio dal soggetto. La seconda premessa invece mette in primo piano il soggetto che agisce: «l’uomo».
Per ragionevolezza intendo ciò che tale parola dice a quella esperienza comune che anche i filosofi devono usare nei loro rapporti più quotidiani, se vogliono vivere. In questo senso la ragionevolezza coincide con l’attuarsi del valore della ragione nell’agire. Per ragione intendo il fattore distintivo di quel livello della natura che chiamiamo uomo, e cioè la capacità di rendersi conto del reale secondo la totalità dei suoi fattori.
La parola ragionevolezza dunque rappresenta un modo di agire che esprima e realizzi la ragione questa capacità di prendere coscienza della realtà.

Ragionevolezza: esigenza strutturale dell’uomo

Domandiamoci innanzitutto: come percepiamo se un atteggiamento è o no ragionevole? Nell’esperienza il «ragionevole» perciò a noi appare tale quando l’atteggiamento dell’uomo si palesa con delle ragioni adeguate.

2. Uso riduttivo della ragione

È importante non ridurre l’ambito della ragionevolezza.

a) Spesso il razionale viene identificato con il dimostrabile nel senso stretto della parola.

È vero il fatto che il ragionevole chieda, desideri, aspiri e sia curioso di dimostrare ogni cosa, ma non è vero che ragionevole sia identico a dimostrabile. La capacità di dimostrare è un aspetto della ragionevolezza, ma il ragionevole non è la capacità di dimostrare.
Infatti tutti i passi costitutivi di una realtà vanno percorsi per poter dire di trovarci di fronte ad una dimostrazione. Ma questo non esaurisce il ragionevole perché proprio gli aspetti originali più interessanti della realtà non sono dimostrabili.
Ad essi cioè non si può applicare quel procedimento poc’anzi citato.

b) Il ragionevole neppure si identifica con il «logico».
La logica è un ideale di coerenza: ipotizzate delle premesse, svolgetele coerentemente e avrete una «logica». Se le premesse sono errate, la logica perfetta darà un risultato sbagliato. Il problema davvero interessante per l’uomo non è la logica gioco affascinante ; non è la dimostrazione invitante curiosità: il problema interessante per l’uomo è aderire alla realtà, rendersi conto della realtà.
Le capacità di logica, di coerenza, di dimostrazione, non sono altro che strumenti della ragionevolezza, strumenti al servizio di una mano più grande, dell’ampiezza di un «cuore» che li utilizza.

3. Diversità di procedimenti

Quel che dirò ora non è niente altro che l’esemplificazione del la sistematicità con cui la ragione dell’uomo, nel rendersi conto della realtà, si muove usando motivi adeguati.
Se io dico: (a + b) (a b) = a2 b2, io affermo un valore algebrico o matematico, un valore cioè che appartiene al campo delle verità matematiche.
In greco strada si chiama `«odós» e «lungo il cammino», «attraverso il cammino» si dice metá odón, da cui deriva l’italiano «metodo». Metodo è una parola derivata dal greco; dal latino si direbbe «procedimento». È attraverso un procedimento (o «processo») che arrivo a conoscere l’oggetto.
La ragione così non è anchilosata, non è rattrappita come l’ha immaginata tanta filosofia moderna che l’ha ridotta ad una sola mossa, «la logica», o ad un tipo di fenomeno solo, una certa capacità di «dimostrazione empirica». È molto più vasta, la ragione; è vita, è una vita di fronte alla complessità e alla molteplicità della realtà, di fronte alla ricchezza del reale. La ragione è agile, e va da tutte le parti, percorre tante strade.

4. Un procedimento particolarmente importante

Immaginatevi Pietro, Giovanni ed Andrea di fronte a Gesù di Nazareth: di lui conoscevano la madre, il padre e i parenti; con lui andavano a pescare, a mangiare. Ad un certo punto fu loro evidente che di quell’uomo si poteva dire: «Se non devo credere a quest’uomo, non devo credere più neanche ai miei occhi».
Questa certezza può essere ragionevole? Se lo può essere, qual è il metodo che mi vi conduce? Il metodo stabilisce i motivi adeguati con cui fare i passi nella conoscenza dell’oggetto.
Ancora. Io posso dire con certezza: «Mia madre mi vuole bene». È l’aspetto più importante della maternità, perché se anche uno fosse stato abbandonato a due mesi e preso poi da un’altra donna, sua madre è colei che l’ha preso con sé, se gli vuole bene. «Mia madre è una donna che mi vuoi bene»: di questo son certo come della luce del sole, anzi più ancora che non del fatto che la terra gira in torno al sole, nel senso che mi interessa di più, è più importante per la mia vita.
È più importante per la mia percezione del reale, per il mio rapporto con il destino che questa donna mi voglia bene, che non la terra giri attorno al sole. È molto bello che si sia scoperto che la terra giri attorno al sole e non viceversa, perché è un aspetto della verità.
Però per quanto riguarda la vita, cioè il problema del mio rapporto con il destino, non è tutto, anzi con il mio problema totale c’entra poco. Io ho presente persone di cui direi: «Ecco, questa gente è proprio mia amica, mi sono veramente amici».
Se uno mi dicesse: «dimostramelo!», con che metodo glielo dimostro? ragionandoci sopra? mettendomi ad applicare strane formule di geometria? usando qualche metodo scientifico? No. Così si deve dire sull’amore che mia madre mi porta.
Vi sono delle realtà, dei valori, la cui conoscenza non rientra nei tre metodi che abbiamo menzionato. Sono i valori che riguardano l’umano comportamento, non nel suo aspetto meccanico identificabile con la sociologia o psicologia, ma nel suo aspetto di significato, come dagli esempi fatti.
Se tu ti puoi fidare di quell’uomo o no; fino a qual punto gli puoi far credito; che cosa puoi valorizzare di un altro; se la tal persona è leale o no: la conoscenza certa di questi valori non si può raggiungere con i metodi di cui abbiamo parlato.
Eppure nessuno può negare che possa essere ragionevole une certezza acquisita al riguardo.
Un ambito di realtà di cui la nostra coscienza può rendersi conto è dunque il campo delle realtà o verità «morali»; morali nel senso etimologico, in quanto cioè definiscono l’umano «comporta mento» che in latino si dice «mores».
Senza poter dare giudizi di certezza sul comportamento che l’altro ha verso di lui, l’uomo non può vivere. Tanto è vero che l’incertezza nei rapporti è uno dei malanni più terribili della nostra generazione: è difficile la certezza dei rapporti, incominciando dalla famiglia. Si vive come col mal di mare, con una tale insicurezza nella trama di relazioni, che non si costruisce più l’umano. Si costruiranno grattacieli, bombe atomiche, sistemi di filosofia sottilissimi, ma non l’umano, perché esso è nei rapporti.
Ecco perché la natura in certi campi ha creato un metodo, un cammino, un tipo di svolgimento lento: bisogna fare tutti i passaggi in un certo modo, oppure non si è sicuri di poter procedere; così che a certe cose si arriva dopo secoli, dopo millenni.
Invece per far ci cogliere le certezze nei rapporti ci è stato dato un metodo velocissimo, quasi più un intuizione che un processo. E molto più vicino questo quarto metodo al gesto dell’artista, che neanche a quello del tecnico o del dimostratore, perché l’uomo ne ha bisogno per vivere sull’istante.
Un metodo porta certezza matematica, un metodo porta certezza scientifica, un metodo certezze filosofiche; il quarto metodo porta a certezze sull’umano comportamento, certezze «moralità.
Due rilievi importanti: Il primo. Io sarò tanto più abilitato ad aver certezza su di te, quanto più sto attento alla tua vita, cioè condivido la tua vita. In questa misura i segni si moltiplicano. Per esempio, nel Vangelo chi ha potuto capire che di quell’uomo bisognava aver fiducia? Non la folla che andava a farsi guarire, ma chi gli andò dietro e condivise la sua vita. Convivenza e condivisione!
Il secondo. Inversamente, quanto più uno è potentemente uomo, tanto più è capace da pochi indizi di raggiungere certezze sul l’altro. Questo è il genio dell’umano, è il genio capace di leggere la verità del comportamento, del modo di vivere dell’uomo. Quanto più uno è potente come umanità tanto più ha la capacità di percepire con certezza.

5. Un’applicazione del metodo della certezza morale: la fede

Che cosa è la fede? È aderire a quello che afferma un altro. Ciò può essere Irragionevole, se non ci sono motivi adeguati; è ragionevole se ci sono. Se io ho raggiunto la certezza che una persona sa quel che dice e non mi inganna, allora ripetere con certezza ciò che essa dice con certezza è coerenza con me stesso. Ma io posso raggiungere certezza sulla sincerità e sulla capacità di una persona proprio attraverso il procedimento della certezza morale.
Senza il metodo di conoscenza della fede non ci sarebbe sviluppo umano. Se l’unica ragionevolezza fosse nella evidenza immediata o personalmente dimostrata (come avrebbe preteso il professore di filosofia di cui abbiamo parlato a proposito dell’America), l’uomo non potrebbe più procedere, perché ognuno dovrebbe rifare tutti i processi da capo, saremmo sempre trogloditi.
In questo senso il problema della certezza morale è il problema capitale della vita come esistenza, ma attraverso essa anche della vita come civiltà e cultura, perché tutto il prodotto degli altri tre metodi diventa base per uno slancio nuovo solo in forza di questo quarto metodo.
Spero sia evidente perché ho tematizzato questa premessa come la necessità della ragionevolezza.
L’oggetto di uno studio esige realismo, il metodo è imposto dall’oggetto; ma concomitante, complementare a questo, occorre che il lavoro verso l’oggetto rispetti l’esigenza della natura dell’uomo che è la ragionevolezza: avere motivi adeguati nel fare i passi verso l’oggetto del conoscere. La diversità dei metodi stabilisce l’ordine di questi motivi adeguati. Pretendere che per essere sicuri del comportamento dell’uomo si debba applicare il metro scientifico, che se non si può applicare quello non si può raggiungere certezza, questo è irragionevole. Perché è una posizione che non ha motivi adeguati, come dimostra un’osservazione sulla esperienza. Inversamente, raggiungere la certezza sull’umano comporta mento può benissimo avere motivi adeguati e perciò avvenire con estrema ragionevolezza.
La nostra vita è fatta di questo tipo di ragionevolezza. Parlo della nostra vita più interessante, quella dei rapporti, ma anche alla fin fine quella dei rapporti che stabiliscono la storia e attraverso i quali si tramandano i reperti anche delle scoperte fatte con altri metodi.
Notiamo anche da ultimo che l’uomo può sbagliare nell’usare il metodo scientifico, o il metodo filosofico, o il metodo matematico. Così si può sbagliare nello stabilire un giudizio di certezza sul comportamento umano. Ciò non toglie il fatto che col metodo scientifico si possano raggiungere certezze; e così con il metodo della conoscenza amorale»!